Potrebbe essere questa la sintesi di un matrimonio proceduto finora in immersione, è il caso di dirlo, che ora sta emergendo in tutta la sua incomprensibile e dispendiosa strategia. A carico dell’erario, ben si intende.
I treni veloci in arrivo da Torino – Milano o da Roma andrebbero dritti a Tessera bypassando Mestre per immergersi direttamente dentro un tunnel nelle bonifiche peri lagunari dell’aeroporto, trasferendo nel sottosuolo arrivi e partenze europee e intercontinentali. Il progetto passa sotto il nome di “cappio”. Non proprio bene augurale dato che il rischio di restarci appesi è elevato.
Si tratta di 500 milioni di solo preventivo, al 90% a carico di RFI, ma per il consuntivo le sorprese sono garantite. Parliamo di scavare terreni sciolti, umidi e salmastri – cioè altamente corrosivi – che passano sotto gli ex depositi di kerosene - bonifica obbligatoria –con piano del ferro a quota meno 25 metri, in cerca del caranto su cui poggiare. L’esperienza del Mose evidentemente non basta. Dell’impatto dei cantieri sull’abitato di Tessera meglio non parlare.
Non si farà più la linea dei Bivi, quella che consentirebbe una navetta regionale veloce da Padova a Tessera. Alcuni treni veloci bypasseranno così Mestre a bassa velocità sulla linea per Treviso e Trieste, per poi rientrare da Tessera per la stessa strada e fermarsi a Mestre. Altri invece giungeranno dritti a Venezia. In ogni caso è garantito che la sola manovra sul triangolo Venezia – Mestre – Tessera prenderà almeno 40 minuti. Per chi sogna 120 minuti tra Venezia e Milano deve sapere che col nuovo aggravio il tempo si avvicinerà molto alle tre ore di oggi.
Ma quale è il senso di tutto questo?
Il senso è l’hub internazionale di Tessera pensato a servire non solo il Nordest italiano ma anche i limitrofi vicini, sloveni e croati, per attrarre i quali è stata desertificata a parcheggi tutta l’area intorno all’aeroporto. In sostanza una calamita di traffici che mira ai grandi numeri europei e intercontinentali, per i quali si vorrebbe sia la seconda pista che la connessione con la rete Tav italiana, verso Milano e verso Fiumicino.
Dal 2003 esisteva un progetto RFI per collegare Tessera coi nuovi binari regionali di superficie, servendo direttamente la sala arrivi del Marco Polo. Costo 120 milioni, accolto dal CIPE. Quel progetto tra la fine del 2019 e oggi ha subito, tra Ministero e Regione, una radicale trasformazione col cappio sotterraneo. Costo oltre quattro volte superiore.
La Regione è ora incaricata di approvare le varianti con procedura di VIA regionale. Risultato garantito.
La scelta di collegarsi alle ferrovie regionali è quella di tutti i grandi aeroporti europei, tranne Parigi e Amsterdam, gli unici due costruiti su preesistenti ferrovie veloci, ma a Venezia si vuole molto di più.
Il conseguente programma di esercizio sul nodo veneziano, che con Tessera si trasforma in triangolare, con queste scelte diviene più lento e complicato, ma il marketing aeroportuale si fregerà della connessione coi treni veloci. Con quali esiti sui tempi è lecito dubitare.
Grandi navi in laguna, tanti aerei bordo laguna con un po’ di treni anche sotto. Numeri crescenti come si addice al business del trasporto, tutto il resto non conta per il gestore.
Due quesiti allora. Ma è proprio questo il momento di puntare su grandi investimenti per aumentare i flussi del turismo mondiale, quando è la monocultura turistica veneziana che ha messo la città in ginocchio?
E ancora. Su quali gambe sta camminando il progetto del cappio. Le “grandi idee” camminano sulle gambe degli uomini. Ma quali sono i fautori di questo progetto? Di Marchi si sa, ma dal lato RFI ed Enav chi opta per queste scelte?
Sarà questo tra aria e ferro un matrimonio felice? È ragionevole dubitarne.
Foto de "Il Gazzettino"
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