Imparare dagli errori non è nel suo stile.
Il turismo: manna economico elettorale coltivata per un quinquennio in faccia al mondo che osserva inorridito il degrado della città. Settore a cui tanti, troppi cittadini si sono dovuti convertire in mancanza di altro, si sono dovuti adattare, spesso sacrificando competenze che avrebbero potuto trovare spazio e gratificazione se per la città si fosse pensato anche altro, se chi la amministra l'avesse voluta diversa, vera. Il sindaco chiede soldi, ancora. E chiede l'estensione della cassa integrazione per chi lavora nel comparto turistico. Lui, esperto del mondo del lavoro, si accorge solo oggi che il turismo non dà garanzie ai lavoratori, e sembra inoltre dimenticare che molti non avranno comunque diritto a quella copertura perché ingaggiati con forme contrattuali diverse e rischiose, o addirittura in nero, e non certo per loro scelta. Per quest’anno è vita grama, ma per il prossimo la parola d'ordine è: come prima e più di prima. Turismo ad oltranza a coprire i vuoti del coronavirus. Questa la ricetta del primo cittadino. A questa prospettiva rispondiamo: no! Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale, di una visione nuova, e sana, della città, prima che sia troppo tardi.
Così su "La Nuova":
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