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Chi rappresenta Venezia?

Sul tavolo a Roma oggi ci sarà il caso Venezia, prima città che in Italia sperimenta gli effetti del cambio climatico sul livello del mare. Gli effetti dell’Acqua granda 2019 si sommano al cambiamento del clima con l’aggiunta di nuovi venti da uragano che imprimono al cambiamento l’urgenza del dramma che sfiora ormai la tragedia. Sul tavolo di Roma ci sarà anche la rappresentanza degli interessi che da città e laguna traggono diversamente degli utili. Parliamo in primo luogo delle grandi navi che assediano la laguna e del porto commerciale. Due cose da tenere ben distinte. Il porto, che è parte integrante della storia economica e politica di Venezia, oggi è chiamato a fare scelte radicali e proiettarsi fuori dalla laguna per restare in sintonia con le flotte del XXI secolo. Una scelta che riguarda l’intera comunità veneziana e non solo quella portuale, per la quale servono finanziamenti nazionali e regionali per una piattaforma logistica Venezia-Chioggia-Padova come presidio del commercio intercontinentale del Nordest. Le crociere sono invece frutto della globalizzazione turistica che cerca di imporre regole, costi e danni sulla città, con la complicità di quanti localmente si schierano interessatamente a favore. Tra questi eccelle il sindaco di Venezia, che della monocultura turistica ha fatto una bandiera che sventola ad ogni piè sospinto. Rappresentante dichiarato dei portatori di interessi ma non dei cittadini, ha impresso nell’amministrazione locale il principio dell’uomo solo al comando che, con minacce e ricatti, destruttura i ruoli, sostituisce i fedeli ai competenti, tacita la democrazia locale a partire dal consiglio comunale e dalle municipalità svuotate, tutela gli abusi, irridendo l’ambientalismo in nome degli interessi che rappresenta. Bene, è proprio questo l’uomo che oggi rappresenta Venezia a Roma, attorno a un tavolo su cui confluiscono i bisogni dei cittadini, i desiderata delle lobby e l’inerzia dei processi istituzionali innescati da decenni. Ed è proprio questo l’uomo in cui al città non intende riconoscersi.

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