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Commercio e artigianato, questione di qualità.

Nella crisi del piccolo commercio e artigianato, la città di Venezia non è sola nella caduta degli esercizi. Il problema è generale in tutta Italia, ma mal comune non è mezzo gaudio. Piuttosto nuovo impegno. Da un lato la proliferazione dei grandi centri commerciali della cintura urbana, piazzati sulla base di un preciso calcolo legato alla disponibilità di grandi spazi contemporaneamente accessibili dalla città e dalla cintura suburbana verso cui si dirige la residenza di parte della popolazione urbana. E di conseguenza la centrifugazione degli acquisti che un tempo si facevano nelle botteghe del centro città. A Venezia gioca però una componente in più. Il sovraccarico turistico che distorce il mercato, scaccia gli abitanti e favorisce il subentro di consumi effimeri di bassa qualità e minor valore aggiunto, basati sull’elevato numero di utenti serviti senza alcun problema di fidelizzazione dell’acquirente, dato che si tratta sempre più di fugaci transiti. A ciò si associa l’abbassamento della qualità della mano d'opera, cui non è richiesta alcuna specializzazione. E infatti cresce il lavoro extracomunitario sottopagato che aggrava il pendolarismo suburbano e con esso la estraniazione degli operatori dalla città, con esercizi sempre più nelle mani di figure terze spesso mascherate dietro società di comodo di cui poco si sa. Questo esplode nel caso dei plateatici che invadono lo spazio urbano, alla faccia di qualunque regola, col solo obiettivo di lucrare incassi crescenti per la società proprietaria. Un sistema che negli ultimi anni ha avuto mano libera e che solo ora viene sottoposto ai primi controlli, non a caso in vista delle elezioni che, con sei mesi di anticipo, stanno mobilitando azioni amministrative mai viste nei precedenti quattro anni. Azioni strumentali e tardive dettate da opportunismo elettorale alle quali andrà contrapposto tutt’altro impegno dell'amministrazione subentrante. Per commercio e artigianato una stretta collaborazione con le categorie interessate per progetti urbani mirati per le esigenze distinte di Venezia e di Mestre. Per i plateatici il ritorno a un'idea di città basata sulla vivibilità e non sul mercantilismo spinto del massimo sfruttamento urbano.

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