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Covid: situazione preoccupante. Tutta la Città insieme! : “Non può tornare tutto come prima”

Il report settimanale di Azienda Zero, elaborato il 22 dicembre e riferito dunque ai dati raccolti tra il 14 e il 20 dicembre, restituisce questa fotografia dell'andamento epidemiologico in Veneto: 89.888 attualmente positivi a livello regionale, di cui 13.681 solo nella Città Metropolitana di Venezia.

I dati aggiornati al 27 dicembre, della Protezione civile italiana, vedono il Veneto ancora prima regione italiana per aumento di casi, con 3.337 positivi. La Città Metropolitana di Venezia registra grossomodo l'incremento dell'intero Piemonte.

Le ultimissime notizie apparse sulla stampa dicono infine che crescono i ricoveri ospedalieri nel veneziano (+17 all'Angelo in 24 ore, arrivando a 80 ricoverati, e 54 in totale al Civile di Venezia).

Altro non è dato sapere, per quanto riguarda il Comune di Venezia. E questo silenzio, durato tutto il periodo della pandemia, non aiuta e sicuramente non ha aiutato una comunità cittadina che, forse, avrebbe raccolto con più attenzione messaggi, nazionali o non, di attenzione e di cautela nei confronti del diffondersi dei contagi.

“La situazione è a dir poco preoccupante – commenta il consigliere comunale Andrea Martini – se si pensa che la crescita dei positivi in Veneto e nella Città Metropolitana di Venezia è iniziata a fine settembre, arrivando ai picchi di dicembre. Oltre il 35% delle persone sottoposte a tampone molecolare risultano positive. In queste condizioni aver tenuto la classificazione della Regione a gialla, o gialla plus, solo in base ai posti disponibili in terapia intensiva, è stata una scelta davvero incomprensibile. Se nel corso della prima ondata abbiamo sofferto per le restrizioni, ma almeno ci era chiaro che la salute della gente era al primo posto dei nostri decisori politici, non si può dire altrettanto oggi. L'equilibrio mantenuto dalla Regione fino all'estate è saltato e a pagarne le conseguenze siamo tutti”.

Le pressioni del mondo del commercio e delle attività produttive sono comprensibili – continua Martini -, ma non si è usato il tempo per pensare a percorsi di riconversione di attività che si sono rivelate superflue o troppo inflazionate. Il messaggio che continua a prevalere è che si deve tornare come prima il prima possibile. Anche grazie al vaccino. Ma gli esperti ci stanno mettendo in guardia: non è che il vaccino arriva e come per magia risolve la situazione di colpo. Soprattutto, la protezione vaccinale non dovrebbe giustificare il fatto che si riprende da dove ci siamo interrotti. E' essenziale un ripensamento collettivo di come impostare i nostri settori produttivi e il nostro stile di vita, sennò non si impara nulla dagli errori commessi e dai periodi di crisi e tanti sforzi, tanti morti saranno stati vani”.

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