Passo dopo passo, Mestre viene ribaltata come un vecchio calzino senza che ai suoi abitanti venga offerta la possibilità di capire e dialogare. È la tecnica del monòpoli che procede per caselle separate massimizzando utilità singole ma negando ogni visione di assieme. È la città degli imprenditori, non dei cittadini!
Ci si ritrova così che la nuova centralità imposta dal personale arbitrio del monòpoli di Brugnaro si ribalta tutta sull’area di gronda, ma non per dare ampio respiro all’interfaccia paesaggistico della laguna chiamata a connettere terra e acqua e offrire ai cittadini di un'unica città l’opportunità di uno spazio sociale attrezzato per il tempo libero. No!
Una gronda, concepita da Tessera a Fusina passando per San Giuliano e tutte le sue sponde, viene concepita come luogo di investimenti, presenti e futuri, dove al Canal Salso è affidata la funzione commerciale, coi Pili posti al centro con destinazione spettacolo sportivo, e alle aree retrostanti fino alla stazione di Mestre funzioni ricettive e commerciali.
Accade così che Centro Mestre da area di declino viene ridotta a una sorta di periferia interna, dove il comparto Umberto I, designato per il riscatto, non trova altra soluzione che l’ennesimo supermercato di una catena popolare di scarso appeal senz’altra capacità contribuire al rinnovamento, con la prospettiva di fare pendant con l’M9.
Vorranno i mestrini reagire a questa prospettiva? Ne avranno presto l’occasione.
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