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Dopo l’emozione, la ragione.

Dopo l’inondazione è il momento di ragionare, ma in modo nuovo, sul destino di Venezia. Perché tutti nel mondo in questo momento se lo chiedono, con toni diversamente accorati ma sinceramente scevri da interessi concreti, animati da quella che è la grande e viva fascinazione di Venezia. Forti di questa ennesima conferma, di cui sinceramente non c’era bisogno in rapporto all’evento mobilitante, ma non diversamente dai sentimenti suscitati con gli incidenti delle grandi navi di questa estate, un altro drammatico richiamo ai rischi molteplici che la nostra epoca riserva a Venezia, la comunità locale è chiamata con forza a intraprendere un percorso diverso per il suo futuro. Ciò che serve sono le idee e chi le porta avanti. Sì, perché le due cose non coincidono e tra il sentire della comunità lagunare e le istituzioni nazionali chiamate a decidere c’è una differenza che non va sottaciuta. La marea che ha sommerso Venezia non è estranea all’altra marea, quella turistica, che la città la sommerge tutto l’anno. Il dato comune è l’abuso che viene perpetrato da parte degli interessi esterni che si sono installati e che non intendono mollare la presa, del tutto estranei alle vicende della comunità locale sospinta ad abbandonare la città. Una condizione che fa comodo a molti. Alla Regione, che persegue statistiche da record sul turismo utilizzando il brand Venezia a ogni piè sospinto per il marketing di una politica non estranea ad un destino post industriale. Al vasto hinterland ricettivo degli escursionisti giornalieri che usano la città prendendo assai più di ciò che lasciano. Ma anche a componenti della stessa comunità locale che ai frutti della rendita immobiliare affidano passivamente il loro declinante destino. E questo è il punto. Quanto e come detta comunità è rappresentata nelle sedi romane a breve chiamate a decidere sul futuro della città? Risposta: il sindaco ne farà parte. È prassi istituzionale. Ma in quale misura questo sindaco, carico di conflitti di interessi e fautore del turismo ad oltranza, rappresenta la città? Il quesito, perennemente attuale, non verrà di certo sciolto a Roma. Sta invece nelle mani dei veneziani, chiamati a breve al voto. Faranno bene a pensarci seriamente.

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