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Follia o malafede?

C’è da chiedersi in quale paese viviamo e quali siano le modalità con cui si prendono le decisioni importanti. Mentre il Comitatone discuteva di Venezia e di laguna per rivedere l’intera agenda di una condizione drammatica di per sé sufficiente a bucare tutte le prime pagine del mondo, il presidente dell’Autorità Portuale Musolino arringava la commissione lavori pubblici del Senato riproponendo pari pari l’agenda dettata dalla Clia, società che rappresenta gli interessi mondiali delle grandi navi. Se c’è una cosa che tutti hanno capito è che la laguna è un organismo delicato ormai prossimo al collasso terminale, in virtù dei disastri che un sistema avido e dissennato di gestione degli interessi particolari ha prodotto e intende proseguire con la brutalità dell’ignoranza contro l'evidenza dei fatti. La saldatura tra il gigantismo crocieristico mondiale e l’immobiliarismo turistico locale non potrebbe essere più palese e sfacciata di fronte al mondo intero. Alla fiducia cieca nel funzionamento di un Mose su cui nessuna persona normale è più disposta a sommettere, a partire dal governatore Zaia che comincia a prenderne le distanze, Musolino, con proterva prosopopea, rilancia l’azzardo tecnologico di connettere porto e Mose con cronoprogrammi tarati sui minuti di apertura e chiusura delle bocche solo in funzione delle grandi navi. Quando la tecnologia sostituisce il cervello. Ma se non di follia, allora si tratta di malafede, quella che tenta di assestare il colpo di coda di una intera filiera di interessi messa in discussione dagli eventi. Incuranti del contesto e del momento, costoro intendono proseguire la devastazione in laguna scavando canali per far posto a navi sempre più grandi, succubi al principio che è la laguna ad adattarsi alle navi, e non viceversa. Avidità irresponsabile e voracità predatoria, che ci dobbiamo impegnare a fermare, tutti insieme.

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