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Generalizzare a fini elettorali: è la volta della manutenzione di rii e canali.

Stavolta tocca ai rii di Venezia fornire a Brugnaro lo spunto per far parlare di sé, autoelogiandosi in termini smaccatamente elettorali. La Legge Speciale per Venezia aveva destinato finanziamenti per la periodica pulizia dei rii, ma con la realizzazione del Mose l’intero bilancio di legge speciale è finito in quell’opera onnivora col risultato di bloccare tutta la manutenzione urbana. Di qui l’opera meritoria di un nucleo di sub volontari, non a caso gondolieri, che si è messo a disposizione dell’amministrazione per rimuovere ingombri sommersi dovuti alla mala educazione di pochi. Sana cronaca cittadina su cui il sindaco non esita a metterci il cappello per vantarsi di una manutenzione urbana fatta anche con soldi del Comune. Normale amministrazione si direbbe, se non fosse che sotto elezioni si trasforma in un quesito retorico a risposta scontata: chi non è d’accordo sullo scavo non mi voti! E chi non lo sarebbe? Dunque votiamolo di sicuro e, già che ci siamo, sosteniamolo anche al referendum. Come? Astenendoci! Si fosse trattato della terraferma avrebbe detto: ho eliminato le buche dalle strade. La differenza è solo che a Venezia le strade sono i rii. Ma non è finita. Di qui allo scavo dei canali marittimi il passaggio è breve e inevitabile. Se il Canale dei Petroli si interra, scaviamo anche quello per consentire alle navi di approdare a Marghera. Ovvia analogia! Il sindaco finge naturalmente di ignorare ciò che ormai tutti a Venezia sanno e che il professor D’Alpaos da mesi va spiegando col suo libro “Sos Laguna”: è il moto delle navi che produce il crollo dei sedimenti nel canale dei petroli. Causa ed effetto. Ma se le navi producono questo, che futuro avrà il porto di Venezia? E’ giunto infatti il momento di affrontare seriamente la questione portuale, visto che il Piano vigente del 1965 fotografava lo scenario di un’altra epoca. Affannarsi su dove mettere i fanghi scavati oggi serve solo a deviare l’attenzione dal tema di fondo che si teme di sollevare. Rinvia una questione che è davanti agli occhi di tutti. Ancora una volta la logica di breve periodo, le elezioni, rimuove il tema di lungo, quale futuro. Ma questo non è affatto un buon servizio alla città.

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