Il sindaco uscente e candidato alla propria successione annuncia la conferenza stampa di fine anno in cui elencherà grandi successi.
Ma i problemi di fondo rimangono, temiamo.
Il conflitto di interessi, innanzitutto. Pili e non solo: l'imprenditore e proprietario immobiliare che fa anche il sindaco non fa del bene alla città, pur con tutte le buone intenzioni.
L'overturismo, che richiede una volontà di ferro nel contrastarlo, non bastano i ritocchini.
Il Mose, su cui, visti i trascorsi e a fronte del cambiamento climatico in atto, non possiamo riporre la nostra fiducia.
Una politica green che guardi veramente al futuro. Il futuro non è solo i prossimi cinque anni. Il futuro della laguna: gli esperti lo ripetono ormai senza interruzione, occorre scegliere cosa si vuole salvare. Laguna o porto. Laguna o grandi navi. Laguna o traffico sempre maggiore di battelli, lancioni, taxi, quindi moto ondoso a iosa.
La residenza e la vivibilità.
L'invasione del commercio di catena, che cinge la città, ma la permea pure, non dando spazio ad altro, se non per rare eccezioni frutto della tenacia di eroici resistenti, in città storica come in terraferma.
Possiamo anche fermarci qui.
Venezia non è Milano, non è Berlino (esempi molto amati dal nostro), ha una specificità che richiede scelte difficili, drastiche, anche impopolari, almeno sul breve periodo.
Venezia potrebbe essere il laboratorio in cui nasce un nuovo approccio verso l'economia (verso il mercato e il consumo, che consuma, divora ciò che trova sulla propria strada) esportabile in altri luoghi colpiti dagli stessi problemi. Non è un'utopia, occorre avere il coraggio e la voglia di diventare esempio virtuoso. Di guardare avanti con limpidezza.
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