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Guardando oltre.

Di una cosa va preso atto, che la congiuntura tra elezioni comunalie collasso turistico un frutto positivo ce lo fornisce.

Si parla di futuro della città e di ruolo dei cittadini. Le due cose che Brugnaro e la sua giunta avevano convogliato dentro l’idea del contenitore turistico trita tutto, dentro cui ficcare visitatori a milioni da monitorare elettronicamente, come polli di allevamento.

E’ di visione e strategia urbana che finalmente si parla, non di bigliettazione di accesso o di rendita immobiliare. Ma è pur vero che toccare il fondo serve a ripartire sgombrando la mente da narrazioni tossiche, fake news elettorali e significativi silenzi stampa, col contorno di anonimi sondaggi che girano in città al servizio di qualcuno.

L’esito della monocultura turistica è sotto gli occhi di tutti, questo è un fatto. Così come l’affiorare di tutta la fragilità su cui questa economia turistica si regge a fronte della distruzione del tradizionale tessuto artigiano e commerciale e della precarietà che sottostà alla conversione turistica di ogni spazio commerciabile libero, pagato a peso d’oro.

La stessa Venezia metropolitana oggi è priva di visione e di strategia che non sia ancorata al turismo dentro una regione manifatturiera per eccellenza che ne osserva il declino e le possibilità inespresse.

Ma questo è parte di quel divide et impera con cui la Lega di Zaiasi ostina a coltivare il policentrismo veneto purchè non diventi mai metropolitano e internazionale. Di qui la sintonia con il sindaco uscente Brugnaro, paron in casa sua, ma alleato a quel Veneto profondo da alimentare anche con l’idea leghista dei cinesi mangiatori di topi.

Di questi pensieri e di queste parole è giunta l’ora di fare a meno,alzando lo sguardo al mondo così come oggi si fa riscoprendo Venezia, tanto vuota quanto suggestiva. E’ quel che serve per vedere meglio la strada per un diverso futuro.

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