Non sulla funzionalità dell’opera ma sugli appalti, o subappalti.
Fino a che il Consorzio Venezia Nuova, affidatario di tutto, garantiva progetti e opere in perfetta autonomia operativa, prescindendo anche dalle regole di trasparenza sui lavori pubblici in appalto introdotte dopo la concessione universale ricevuta, il problema di gestire i lavori al di fuori del recinto non si poneva proprio. E i subappalti potevano anche avvenire speditamente a trattativa privata.
Coi commissari la prassi è saltata, assieme al Cda del Consorzio, e i commissari hanno proceduto ai nuovi lavori col metodo di gara oggi vigente, che, tra le altre cose, prevede verifiche sulle nuove imprese affidatarie e sugli eventuali lavori in subappalto.
Ci si chiede se sia questo il motivo scatenante dell’ennesimo conflitto sollevato da un’opera già abbastanza controversa.
E se entrare per la prima volta dentro una procedura ordinaria di appalto costituisse un vulnus piuttosto che una garanzia?
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