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Il mercato che trasforma città e comportamenti.

Sale di continuo il ritmo della trasformazione con cui Venezia evolve da bene d’uso per i suoi cittadini a bene di scambio nel commercio turistico che avviluppa la città. Ogni sua parte va assumendo un valore specifico in funzione dell’esposizione ad un mercato esterno che essendo illimitato conferisce potenziale utilità di scambio ad ogni componente materiale del manufatto urbano. Pubblico o privato, edificato e non. È così che il patrimonio edilizio anche non residenziale, come magazzini e piani terra, diventa utile e appetibile, tanto più se offerto su anonime piattaforme che nulla garantiscono sul piano della qualità igienico sanitaria. L’uso breve e il basso costo permettono all’utente di soprassedere a qualunque standard civile anche in termini di affollamento e di comportamento dentro i locali. In parallelo, la modalità dell’escursionismo giornaliero senza limiti esalta il valore del pasto al minor prezzo fino alla colazione al sacco consumata su qualunque gradino dei molti disponibili in città, mentre consente di conferire elevato valore ai plateatici per gran parte dell’anno in relazione alla loro estensione ormai lasciata all’uso arbitrario degli esercenti nella latitanza dei controlli amministrativi. Il valore di un plateatico si misura in termini di seggiole e tavoli, che rappresentano un formidabile moltiplicatore di entrate e spiegano meglio di ogni altro argomento la pressione per estenderne la superficie al di là di ogni regola. A traino cresce dunque la quantità di investimenti locali ed esterni in esercizi di ristorazione che piovono sulla città attraendo personale da un vasto hinterland e documentano la crescita del pendolarismo che preme come forma crescente di domanda, offerta in un mercato del lavoro che finisce per autogiustificarsi. In questo processo non è solo l’uso del manufatto urbano che cambia, ma anche la modalità dei comportamenti che presiedono alla massimizzazione della resa di ogni singola porzione urbana in cui un proprietario o esercente sviluppi il proprio interesse. Si crea così un fronte a sostegno di questa modalità di uso urbano che rivendica una precisa e continuata corrispondenza di comportamenti amministrativi all’esercizio dei propri interessi. Ancor meglio se affidata a qualcuno che questa visione condivide e sostiene, con interesse e convinzione e soprattutto con sguardo esterno.

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