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Il Porto: sul piatto non c’è Musolino, ma il destino di una città

Tutto piove dall’alto. In questa città i poteri forti hanno la meglio sulla quotidiana vita delle persone. E la politica di adegua e si adatta. Oggi lo vediamo nella lotta che si sta scatenando attorno alla presidenza del Porto. E oggi è venuto il momento di fare il punto e, forse, è venuto il momento del punto e a capo. Può iniziare una nuova storia.

Le scelte del Porto hanno, soprattutto in questi ultimi anni, avuto sempre un carattere autoritario e senza contraddittorio. Non c’è mai stato confronto su scelte sia relative dall’attività portuale (scavo canali, protocollo fanghi, grandi navi, porto commerciale) sia per quanto riguarda l’azione del porto in città (la spinta a creare alberghi, le attività legate ad un turismo non sostenibile, il tema dei parcheggi, ecc.)

Tutto si è sempre deciso senza alcun coinvolgimento della cittadinanza. Tutto è stato deciso in maniera unilaterale. Il presidente non ha mai voluto, anche se spesso richiesto, confrontarsi con la città.

Tutti ricordano la sua nomina. Lo stupore di molti che non capivano come fosse stato scelto. Nessuna spiegazione in merito, solo che la scelta era stata fatta “da Roma”. La decisione era politica, operata dal governo.

E dal governo e dal maggior partito sono sempre piovute le decisioni che legano il porto alla città. La scelta di continuare a far passare le grandi navi in laguna e in bacino è sempre stata del presidente, del governo, del partito di governo. E così le scelte delle soluzioni al transito in bacino. Il presidente Musolino e il governo, personificato dal sottosegretario Baretta, hanno sempre indicato Marghera.

Ora il tema è il bilancio dell’attività del porto, ma, soprattutto, in ballo è la conferma o meno del presidente Musolino. Ed è una conferma su cui si sta giocando la partita politica. Ecco schierarsi Brugnaro e Zaia da un lato, il governo dall’altro.

A questo punto, forse, la città si può rendere conto di dove siamo finiti.

Forze politiche si contendono un presidente per poter poi guidarlo come credono e, soprattutto, per diventare interpreti dei poteri forti che governano l’attività delle crociere (vtp in primis) e i grandi poteri delle lobby delle rotte commerciali.

Tutto sopra la testa dei cittadini che subiscono e che non vengono mai ascoltati.

E questo è quanto accaduto anche e soprattutto in questi ultimi anni di gestione del presidente Musolino.

Mai un confronto, mai un’apertura alla cittadinanza. E momenti in cui era necessario farlo ce ne sono stati. Uno per tutti: l’incidente del 2 giugno quando una grande nave poteva generare una vera strage. Ecco, anche in quell’occasione, non c’è stato alcun confronto con i cittadini. E, di questi giorni, le proteste dei cittadini di Santa Marta che vogliono capire cosa l’autorità portuale sta facendo con lavori pesanti di abbattimento di alberi e colate di asfalto in zona Scomenzera. La risposta del presidente Musolino è che lui è tenuto a parlare con le istituzioni, non con la cittadinanza.

Ecco. Questo è quanto. I partiti ora si stanno scontrando sulla nomina del successore di Musolino o sulla sua conferma (il Pd), ma senza minimamente interessarsi di cosa il presidente deve seguire e curare per la città. Quello che conta è che chi arriva o rimane deve fare gli interessi politici che si intrecciano con quelli degli affari. La città fatta di pietre secolari e di persone in carne ed ossa in tutto questo viene tenuta totalmente fuori, rimane totalmente assente.

Ecco. Il giudizio sull’operato di Pino Musolino non può essere positivo, ma, soprattuto, va condannato questo operare sempre lasciando allo scuro la città e questo si deve, purtroppo, ai partiti di governo e in particolare al Pd locale che si interfaccia con il ministero delle infrastrutture.

Occorre un discorso complessivo che vada al di là dello scontro politico e faccia tornare il Porto un elemento vivo e integrato all’interno della vita della città e dell’equilibrio delle componenti della vita cittadina.

Si può aprire un momento nuovo.

È il momento di spingere verso un cambiamento vero. Le prossime elezioni politiche possono essere l’occasione. Occorre una svolta coraggiosa. I cittadini possono riprendersi il loro destino. Un segnale forte dalle elezioni comunali potrebbe essere determinante. È questo su cui puntiamo. La vicenda del porto dimostra che non c’è differenza tra Brugnaro, Baretta, Musolino. Tutti sono per continuare a trattare affari e politica senza fastidiosi legami col territorio.


Ridare la città ai cittadini si può. I cittadini lo possono decidere.

Oggi, adesso.

Foto: messaggeromarittimo.it

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