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La Bretella è solo un problema di paesaggio?

Mai si era visto un progetto ferroviario di questa portata, terza stazione AV di Venezia posta a quota meno 13 sotto falda e sotto il piazzale del Marco Polo, procedere in modo clandestino verso la approvazione.


Spuntata dal nulla in piena pandemia Covid, dopo un triennio di occulta gestione; aperta al pubblico dibattito di VIA regionale in pieno agosto sotto la beffarda fattispecie di impatto paesaggistico; fonte di oltre 50 osservazioni pesantemente critiche di cittadini e associazioni, puntualmente rigettate in toto dal proponente RFI. Questo progetto si presenta come emblema di rara arroganza da parte di una società di Stato. La rete ferroviaria, che dovrebbe essere di esempio di come intervenire nel pubblico interesse con soldi pubblici.


Ci si chiede a chi giova tanta supponenza a fronte di un’opera da mezzo miliardo di euro, inutilmente faraonica, che violenta ogni logica trasportistica e ambientale giocando di astuzia tra le maglie della procedura. Grave segno di arretratezza culturale e professionale, quasi che la arroganza procedurale volesse sottrarsi ad ogni verifica, per nascondere l’evidenza degli intenti che il progetto in realtà sottende.


Il progetto è targato RFI ma l’interesse è tutto di Save, la società aeroportuale che vorrebbe fregiarsi di una connessione esclusiva ai treni veloci pensando di accrescere il valore delle azioni societarie. Il tutto a spese pubbliche, con danno dei privati travoltidal progetto e a seguire il dissesto ambientale garantito.


Il quadrante di Tessera fa gola a molti, a partire dal nuovo stadio col seguito di metri cubi che si trascina, la nuova bretella sembra fatta a posta per includere o escludere preziose opportunità, quelleche ad occhi ben addestrati servono a costituire vantaggi futuriprecostituendo azioni vincolanti.


Non a caso tra Comune e Regione si registra un certo scetticismo, chi approvasse il progetto ne dovrà poi rispondere in molte sedi, e non solo politiche.


Franco Migliorini


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