Caro segretario, non è una lettera d’addio. Spero sia di arrivederci. Mi trovo, purtroppo, a dover uscire da un partito che ho scelto perché, nello statuto e nei propositi dichiarati, si ispira alla partecipazione, alla solidarietà, all’attenzione verso le fasce più deboli. Io ho rispettato questi principi. Ho condiviso battaglie. Credo che, anche un po’ per merito mio, abbia avuto un buon risalto, visto che sono stato eletto a presidente della Municipalità di Venezia con più di dodicimila voti. Da sempre ho cercato di esser collegamento tra la città e il partito, prima come segretario di circolo e poi come coordinatore dei circoli del Centro Storico. Come ho sempre condiviso tutto quello che nel partito si muoveva all’interno dei parametri della partecipazione, della solidarietà, dell’attenzione alle fasce più deboli, ho sempre criticato la scarsa trasparenza e ho sempre condannato i sotterfugi, i giochi sottobanco. L’ho sempre fatto, però, alla luce del sole, riportando fatti e problemi nelle sedi del partito, in direzione e in segreteria. Con i segretari ho condiviso le gravi perplessità sulla questione morale, sia per quanto riguarda le problematiche legate allo scandalo MOSE, sia, più in generale, sulle scelte di campo più recenti. Su questo punto la situazione non ha mai trovato soluzione. Oltre ai diversi incontri, rimangono scambi di email inascoltati. Qualche mese fa, ho iniziato a saggiare il mio partito sul piano delle elezioni amministrative in quanto l’attuale sindaco mi sembrava un pericolo da affrontare per tempo e in maniera adeguatamente forte. Dai segretari ho ottenuto un (per me) incomprensibile diniego alle primarie e per questo, ho lanciato, provocatoriamente, la mia candidatura nel maggio scorso. Del resto tanti me lo chiedevano, anche perché è riconosciuto da tutti come la voce della Municipalità sia stata in questi cinque anni quella che ha segnato la costante opposizione al governo di Brugnaro. Ho ribadito la necessità delle primarie in un incontro tra gli eletti in consiglio comunale e presidenti e parlamentari, trovando solo l’avvallo in Andrea Martella. Non in stanze segrete o in caminetti , ma in incontri e assemblee pubbliche cresceva intanto il gruppo che oggi compone la lista “Tutta la città Insieme!” (prima si chiamava “Insieme per Venezia e Terraferma”). Quello che per me rimane incomprensibile è che lo statuto sulle primarie parla chiaro dunque perché non metterlo in pratica? La città ha bisogno di voltare pagina. Assolutamente. Penso che tutti dobbiamo fare quanto più possiamo. Per questo esco dal partito. Per chiarezza, per la coerenza che penso di aver sempre dimostrato e perché ritengo sia l’unico modo per raccogliere, anche nella società civile, il più ampio consenso. È un passo che non faccio a cuor leggero, ma che ritengo doveroso.
Cordialmente,
Giovanni Andrea Martini.
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