La situazione nelle carceri nell'emergenza covid19 è sotto gli occhi di tutti.
Una situazione che non risparmia le strutture penitenziarie veneziane.
A Venezia le carceri sono parte del tessuto cittadino. A qualcuno questa affermazione può non piacere, ma è così.
Lo sono perché integrate dal punto di vista urbanistico, essendo poste in antiche strutture all'interno della città.
Perché, in qualche modo, integrate dal punto di vista umano. Chi vive in prossimità di quelle strutture, chi frequenta quella parte di città (che rispetto ad altre ha ancora un buon numero di residenti, oltre ad ospitare le due università) vive in prossimità con le persone che ci stanno dentro. Ne sente i suoni, le voci, è consapevole della loro presenza, e della loro umanità. Nelle carceri ci sono uomini, donne, bambini. Ognuno con la propria storia.
Sono parte del tessuto cittadino perché vi si portano avanti importanti progetti lavorativi. Tanti veneziani, e non solo, indossano borse e abiti, usano prodotti di cosmesi, consumano ortaggi prodotti da detenute e detenuti, attraverso progetti di cui l'intera comunità cittadina è orgogliosa.
La città è fortemente presente nel sostenere le iniziative culturali che coinvolgono le carceri.
La città è orgogliosa del proprio tendere la mano, e non può e non deve tirarla indietro, ora.
Ciò che si sta verificando necessita l'intervento degli organi di garanzia e controllo preposti, e la comunità cittadina deve essere in prima linea, in questa richiesta di intervento.
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