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La terapia che peggiora il male.

La globalizzazione investe Venezia in più modi. Nella porzione insulare, con la quotidiana overdose di turismo, mentre il cambiamento climatico si affronta coi piedi a mollo. Nel frattempo la regione di Zaia cinge d’assedio la terraferma con gli ipermercati che svuotano la città: globalizzazione in chiave commerciale. Gli abitanti intanto cercano scampo fuori Comune, pensando sia la soluzione. Questa dispersione è l’idea metropolitana che affascina il sindaco Brugnaro, imprenditore di successo che guarda solo i numeri dei fatturati mentre le persone le valuta col metro del cinismo interinale. La Lega, alfiere della lotta alla globalizzazione, proclama la risposta sovranista come rimedio a tutti i mali, declinandola in chiave di autonomismo regionale, negando però l’autonomia metropolitana che Brugnaro vorrebbe. Autonomi per sé ma non per gli altri. Il sindaco di Venezia, uomo per tutte le stagioni politiche, da Renzi a Salvini, per salvare la gallina dalle uova d’oro veneziana si accinge ad aprire le porte della città al capo leghista, abbracciando in sua vece Zaia. Pensa così di restare in sella addomesticando la sindrome sovranista in chiave di overturismo urbano. Sotto la coltre sovranista ci si può infatti infilare di tutto, dall’immigrato a Mediugorje. Purché i cittadini infilino la testa nella sabbia.

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