Se le parole hanno un senso, la somma di quelle pronunciate ieri in audizione alla Commissione Ambiente della Camera dai relatori intervenuti restituisce la percezione che Venezia sia “una città allo “sbando” sotto i colpi molteplici di fattori umani, a partire dall’overturismo, e ambientali come per l’Acqua Granda e il Mose.
Ben diversa questa audizione dalle parole pronunciate in varie sedi dal primo cittadino, pro tempore, Luigi Brugnaro. Stiamo facendo bene, date i soldi a me che sono stato eletto.
Inquietante il giudizio sul Mose, tanti soldi ma nessuna certezza, se non che ci vorranno ancora soldi per terminarlo e ancor più per mantenerlo, nell’ipotesi che funzioni.
A complemento, l’intervento dell’Autorità Portuale nel riferire quello che tutti sanno. Il porto, attività economica fondamentale per la città, così com'è nella laguna non ha futuro se non attraverso ulteriori massicci interventi sul già compromesso ecosistema lagunare. Di uno scenario adeguato al XXI secolo non se ne parla. Ci si accontenta di gestire il PRG portuale del 1965 sperando forse di battere il record di longevità dello strumento.
Ma quelle che meglio interpretano il sentire dei cittadini onesti, quelli regolarmente tacitati dal sindaco in carica come disfattisti, sono le parole del comandante della Finanza che senza mezzi termini associano overturismo e illegalità. Parole pesanti fondate su indizi che certificano quello che è il sentire comune.
È questo l’esito di un quinquennio all’insegna del liberismo sfrenato col tacito messaggio: investite come vi pare, noi giriamo la testa dall’altra parte, non ci importa chi siete e dove prendiate i soldi. Metteremo dei conta persone per far pagare il ticket di ingresso. Così tutti in regola.
Inconsapevole connivenza? O lucido cinismo per sradicare una identità urbana e renderla succube di una economia turistica piena di ombre inquietanti su cui imporre la cappa del silenzio come in certe aree del Paese?
A maggio i cittadini saranno chiamati a pesare parole che corrispondono a fatti.
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