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Mettere radici per un futuro diverso.


Sappiamo che la pianura padana è un catino dove l’inquinamento ristagna. Sappiamo che nei mesi freddi l’aria si satura di emissioni da riscaldamento. Sappiamo che la mobilità del Veneto si basa sulla strada, e ai panevin non si rinuncia. Sappiamo che Venezia è il principale nodo di trasporto della regione, con poderose fonti proprie di emissione come porto e aeroporto che si aggiungono a tutto il resto. Sappiamo che i canali di Venezia insulare sono più inquinati delle strade della terraferma - che già di loro non scherzano. Da anni i comunicati Arpav somigliano a bollettini di guerra. Siamo saturi di informazioni come di smog, ma tutto prosegue.

A Mestre si eliminano le ZTL, l’assessore alla mobilità propone il raddoppio del ponte stradale per Venezia mentre si auspica l’aumento delle grandi navi tra Marghera e Marittima, alberi si abbattono ovunque per far posto a parcheggi, cresce l’asfalto e diminuisce il suolo libero.

È l’economia ragazzi, pazienza per chi non capisce!

Una modernità regressiva usa la città per rincorrere consensi e affari come nei decenni del dopoguerra mentre ignora ambiente e salute dei cittadini come concetti di distrazione di massa. Fastidi di stagione come tosse e raffreddore.

Con il realismo dei furbi ci allontaniamo dai principi che regolano l’ambiente urbano europeo. È noto ai nostri che un secolo fa l’urbanistica tedesca prescriveva la massiccia presenza degli alberi in città? E che oggi esistono specifiche politiche di mobilità sostenibile urbana e di tutela dell’ambiente come il Piano clima? Per qualcuno letteratura da tempo libero!

Proponiamo allora un piano alberi diffuso su ogni spazio verde in città, e che per ogni albero che si abbatte, a torto o a ragione, se ne piantino due. Un catasto del verde per la contabilità!

Con questo non si risolve certo l’inquinamento di oggi, altre sono le misure di breve, ma almeno si mettono le radici per un futuro diverso.

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