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Missione Unesco a Venezia, quale?

Unesco sta cambiando pelle? Nel 2019 plaude alla crociere a Marghera; nel gennaio 2020 visita Venezia nel picco storico di vuoto turistico da Aqua granda e Coronavirus; evita l’incontro con l’associazionismo civico e ambientalista veneziano mentre affida l’istruttoria alle veline di un sindaco vocato all’overturismo.

Sarebbe questa la missione Unesco? Venezia è il test di una nuova fase di vita di un organismo nato per la tutela del patrimonio mondiale e ora convertito alla promozione turistica locale dei siti protetti?

Se lo chiedono in molti, dall’Italia e dall’estero. Sì, perché Venezia è un test in cui la complessità storico ambientale di un sito unico si incrocia con una monocultura turistica sospinta dagli interessi multipli dell’industria e della finanza turistica internazionale. Dalle grandi catene alberghiere alle compagnie del crocierismo mondiale, dalle piattaforme di affitti brevi di Airbnb all’immobiliarismo spicciolo di un'amministrazione che ha trasformato la città in merce.

Dobbiamo pensare che tutto questo faccia parte delle novità introdotte dalla globalizzazione del XXI secolo? E che a Venezia si giochi una partita di carattere simbolico smantellando quanto si è fatto per decenni?

Se Unesco a Venezia lascia mano libera a privatizzare il valore del patrimonio cosa accadrà in tanti altri siti sparsi nel mondo? O si tratta solo di una degenerazione della democrazia municipale in cui un sindaco estraneo alla città, ma non agli interessi che vi si muovono, sfrutta la condizione di minoranza demografica della comunità lagunare per mercificare il suo patrimonio storico?

Queste domande, che sono sulla bocca di molti, saranno tra l’altro al centro di un incontro che si terrà alle 17.00 di giovedì 6 febbraio all’Ateneo Veneto,con la presenza di Anna Somers Cocks direttrice di un noto giornale internazionale dell’arte e degli autori del libro “Venezia, dossier Unesco e una città allo sbando”.

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