Un processo di depotenziamento dei servizi che ha già portato altre strutture a chiudere i battenti
Al Giustinian stiamo assistendo ad una storia che conosciamo bene, l’abbiamo vista già succedere all’Ex Ospedale al Mare e all’Ex Umberto I a Mestre: strutture che vengono depotenziate, svuotandole di servizi e funzioni, fino a rimanere meri contenitori, lasciati poi andare al degrado. Per poi alienarle e inserirle in un processo di capitalizzazione a favore dei privati.
Assieme agli altri gruppi di opposizione auspichiamo invece che restino servizi di prossimità qualificati sul territorio. A questo proposito abbiamo chiesto la convocazione della III Commissione per affrontare il tema. La Casa di comunità è un’occasione di rilancio per il Giustinian e non va pertanto aperta al Civile, proprio per mantenerne la specificità dei servizi che offre rispetto a quelli ospedalieri.
Non bastano poi le vaghe rassicurazioni della direzione sanitaria: cosa rimarrebbe al Giustinian? Servizi considerati “marginali”. E vengono ipotizzati eventuali altri usi, ma non si sa quali. Per questo bisognerà aspettare. Ma perché deve andare così? Se una cosa ci ha insegnato la pandemia, è che c’è bisogno di una distribuzione di presidi socio-sanitari, non di accentramento.
Si ragiona in termini di costi e convenienze, ma non si prendono mai in esame i costi che ricadono sulla cittadinanza, che vede diminuire o diventare sempre più faticoso l’accesso ai servizi.
Giovanni Andrea Martini
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