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Nuovo ponte per il ponte.

A dispetto di quel che si può pensare, l'idea dell'assessore Boraso di un secondo ponte stradale per arrivare a Venezia rivela l’esistenza di una profonda riflessione astutamente elaborata. Con due scopi. Anzitutto buttare nella campagna referendaria un argomento di distrazione di massa che devii l'attenzione dall’argomento che più delle altre volte induce a riflettere anche gli indecisi col rischio di un risultato opposto a quello che il suo principale, Brugnaro, fin dall’inizio aveva indicato. Astensione, nella sua personale interpretazione, cioè non interferenza con l'idea di città che anima questa amministrazione. Ed è infatti l'idea di città quella che emerge come meglio non si potrebbe proprio dal ponte. La congestione turistica che ha paralizzato la città col ponte di novembre viene assunta come modello di uso permanente di Venezia. La criticità non sta infatti nelle calli a senso unico ma sul ponte stradale che non regge gli arrivi, quelli dei quattro giorni di punta annuali. Verrebbe da chiedersi dove vadano poi a parcheggiare le migliaia di auto; ma è solo un dettaglio. Nel prosieguo di sicuro avrà modo di dispiegare il suo pensiero. Ma è proprio il picco di arrivi - 100.000 persone -, l’obiettivo che esprime appieno l'idea di città dell’amministrazione in carica. Trasformare il picco in norma e portare magari a 150.000 il valore futuro. In pratica, la totale sostituzione degli abitanti con i visitatori, per soddisfare i grandi giocatori al tavolo del business turistico. Sul piano puramente trasportistico chiunque avrebbe detto: ma i treni non esistono per arrivare in città? Accade così in tutto il mondo occidentale. Ma a Venezia no. Noi siamo all’avanguardia, a Venezia si deve arrivare in auto. Interpretiamo la vera modernità. Boraso in realtà sottace un dettaglio. La riscossione dei ticket di ingresso sarà enormemente facilitata. Nella paralisi di Piazzale Roma chi potrà esimersi dal pagamento? Una mossa geniale nascosta tra le righe. Un vero talento.

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