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Occorre combattere la "desertificazione sociale", a Mestre come a Venezia

I tragici fatti accaduti lo scorso weekend sono il risultato di scelte politiche e sociali sbagliate
Una striscione dedicato a Giacomo, a Mestre

“DesertificazIone sociale”: questo, sicuramente, alla base di tutto. Che vuol dire vuoto di persone, di attività, di vita di relazione. Corso del Popolo è questo. O meglio, è diventato questo.


E non basta la polizia e non basta nemmeno l’esercito e non bastano le fiere ogni tanto e non bastano le giostre. Serve un tessuto sociale che si è completamente dissolto. O meglio, che è stato completamente cancellato. Quella rete di rapporti che impedisce l’infiltrazione e lo sviluppo del degrado.


Quello che è successo, non è successo alle due di notte. È successo alle undici di sera. Se poi entriamo nelle questioni specifiche il disagio non si affronta con le ronde armate ma con gli assistenti sociali e con i servizi di strada. Quindi è fin troppo semplice individuare gli strumenti per attaccare e iniziare a risolvere la situazione: residenza, vita di relazione, attività economiche, servizi di strada. Tutto quello che da decenni si è smantellato.


Corso del Popolo è un triste esempio di questo. Forse la più bella via di Mestre ridotta alla via più pericolosa,

oggi popolata dal vuoto generato dalle affittanze turistiche che si è andato a sommare al vuoto generato dalle attività economiche che via via si sono andate a chiudere messe in crisi dalla grande distribuzione e dagli ipermercati. E stiamo parlando di scelte pre-Brugnaro.


E come non pensare che a difendere da uno scippo e a morire sono proprio i ragazzi dei centri sociali, quelle realtà che vengono bollate spesso come luoghi di degrado e di fonte di degrado. Quelle realtà bollate così, e di recente, dallo stesso sindaco che oggi definisce Giacomo un eroe. Giacomo ci ha lasciato il suo sorriso. E non credo lo sfoderasse per fare l’eroe. Il suo è un sorriso di apertura, di simpatia, di coraggio.


Ma, ormai, Corso del Popolo, purtroppo, è tutta Mestre. E tutto questo sta arrivando anche a Venezia. Per questo anche a Venezia occorre intervenire quanto prima sulle fonti primarie del degrado. Per questo abbiamo organizzato la recente assemblea a Cannaregio. Un’assemblea animata da associazioni, partiti, cittadini.


Con loro ci siamo dati appuntamento il 7 novembre per riprendere tutti assieme il discorso. Perché ascoltando e dialogando tutti assieme possiamo ritrovare gli strumenti per impedire la desertificazione sociale in atto.

Giovanni Andrea Martini

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