“Le disgrazie non vengono mai sole” recita un detto che nel suo fondo un nocciolo di verità lo conserva, con efficace semplicità. E infatti i danni della monocultura turistica oggi si presentano tutti insieme, esplosi dal coronavirus. Vale poco anche l’altro detto “non mettere tutte le uova nello stesso paniere”.
Si è voluto riempire la cesta del turismo, come fosse la befana, di ogni tipo di convenienze, e ora che è semplicemente scomparso i nodi vengono al pettine. Tutti assieme, e in modo doloroso. Gli affitti – sempre generatori di lucrose rendite - per artigiani, commercianti e gondolieri, residenti e studenti, si rivelano pressoché insostenibili se dall’altro lato scompaiono le entrate da turismo. Tutte, tutte assieme, e per un tempo che non è dato prevedere, ma che, tra una cosa e l’altra, potrebbe arrivare all’equivalente di dodici mesi.
Come siamo arrivati a questo? Semplicemente in un crescendo entusiastico e bulimico di turismo purchessia. Cavalcando le opportunità un giorno dopo l’altro, con lo sguardo nel breve, inebriati e sospinti dalla immediatezza. Per questo il risveglio è così aspro. Perché totalmente inaspettato. Mette improvvisamente a nudo la fragilità dell’economia turistica proprio perché ne aveva voluto ignorare la possibile volatilità.
Ora bisogna compiere la traversata del deserto, con ogni mezzo possibile, per riagganciare la ripartenza del volano dell’economia cittadina. Serviranno tutti gli aiuti, le facilitazioni e i compromessi provvisori per compiere la traversata. Soprattutto, servirà un'interpretazione della solidarietà capace di far prevalere, per una volta, l’idea di un bene comune che per qualche tempo sovrasti l’utilità immediata. Più facile tra persone, meno invece se ci si imbatte in società. Uno schermo dietro cui cinismo e anonimato campano.
Ciò che di sicuro non serve è emettere ululati contro il Governo, contro l’Europa, contro le banche, e così via. Se a Venezia la crisi è più dura che in altre città è per la pervasiva economia turistica. Che alla ripresa non potrà più essere come prima. Diffidare da chi dice il contrario. La beffa dopo l’inganno sarebbe intollerabile.
(foto da La Voce di Venezia)
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