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Oltre il Mose per salvare Venezia.

Qual è la soluzione per il Mose? La nomina della commissaria Spitz! A dirla in breve sembrerebbe questo il colpo di reni delle istituzioni, oltre a un’altra manciata di milioni che in queste occasioni si promettono a tutti. Poi si vedrà. L’occasione per l’operazione verità su Mose e laguna sembra dunque persa, nonostante il disastro in atto e le potenziali repliche future. Catastrofismo, sciacallaggio di qualcuno? Sì, ma sia chiaro: sulla pelle dei veneziani da parte di quelli che conferiscono al Mose la soluzione dei problemi anziché la loro causa. Può anche essere che il dubbio in qualcuno cominci a insinuarsi, ma il peso di una lunga omertà prevale e continua a tenere cucite le bocche dei responsabili, mentre quelle della laguna sono sempre più spalancate. Con più forza allora va posta la questione al cospetto del mondo. Venezia non può restare nelle mani di una politica nostrana che ragiona solo con tempistica elettorale, per non dire di altro. La verità su Venezia e laguna, l’unica storicamente abitata al mondo, va riaperta a quell’expertise internazionale a suo tempo allontanata in tutta fretta dal business del Mose. Questo significa ripartire dalla ricostruzione di una corretta fisiologia lagunare e di uno scambio mare laguna riportato a modalità compatibili tramite interventi diffusi e mirati. Una filosofia a suo tempo spazzata dalla famelica lobby del Mose. Su questa strada si incrocia la questione dei canali del Porto commerciale e delle relazioni internazionali tramite flotte navali di stazze crescenti. Meglio allora non girarci intorno al problema e affrontarlo per ciò che è: una scelta di sopravvivenza tra porto e città. Che in questi termini è insostenibile, ma non inverosimile. Il tema lo avevano già posto gli esperti olandesi di Delft ancor prima che il Mose emettesse i suoi primi vagiti. Spostate il porto in mare avevano detto. E coi soldi del Mose si sarebbe anche potuto fare. Nata col porto, può Venezia rinunciare al porto e al suo indotto economico. Urbano e regionale? Per chi non è disposto a questa eventualità è d’obbligo fornire una risposta, non del piccolo cabotaggio ma di una lunga visione. Ritorniamo dunque al punto, usiamo il meglio del pensiero moderno per ridisegnare una strategia che tenga insieme cambiamento climatico, salvaguardia urbana e lagunare, economia portuale. Si chiede troppo? No, si chiede solo ciò che finora il corto respiro della politica veneziana si è negato. In città sono molti a chiederlo e nel mondo ancor più ad attenderlo. E’ l’occasione per cambiare sia la rotta che i guidatori.

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