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Per ripartire è necessario l’ascolto collettivo, non l’azione individuale.

La gravità dell'attuale situazione è indubbia.

Il rischio però è che si perda di vista il motivo per cui il Paese è fermo, e per cui c'è incertezza rispetto alla riapertura.


La comunità scientifica internazionale non ha una ricetta pronta, e la cosa peggiore, in questo momento, è che si soffi sul fuoco della comprensibile stanchezza ed insofferenza.

Il fatto che non si vada verso un'apertura totale, non nell'immediato, mette di fronte alla necessità di trovare modalità altre, rispetto alle forme di vendita convenzionali.


Occorre dire che già abbiamo avanzato, per l'immediato, le proposte di sgravi fiscali, agevolazioni e richiesta di concordare gli affitti coi proprietari, ma quali altre soluzioni ci sono per riaprire e fare utile?


Bar, cicheterie, negozi, e, in genere, le categorie, in questo senso, possono avanzare proposte? Sono state ascoltate o son state usate solo per fomentare l’odio e lo scontro politico? Loro hanno il polso della situazione e molti sono dell’avviso che la riapertura immediata, senza modalità diversa di offerta, non possa portare alcun beneficio.


Forse può sembrare una provocazione, ma non lo è: perché non lanciare un concorso di idee, volto a creare nuove modalità di riapertura per l’immediato? Modalità che abbinino sicurezza e possibilità di fruizione dell’offerta?

Non sappiamo ancora come il mondo si risveglierà, come sarà nella possibile convivenza futura con il virus.


Ma un'iniziativa di questo tipo può aprire finestre nuove sull’immediato e sul futuro di alcune categorie economiche e lavorative a prescindere dalle epidemie.


Che senso ha scatenare rivolte di piazza che non hanno alcun beneficio pratico, oltre ad essere un pericolo per il vivere e per le dinamiche democratiche?


Il sindaco sta usando le categorie per la sua battaglia personale e per essere il protagonista del malcontento, ma ci ricordiamo il risultato della stessa modalità dell'uomo solo in mezzo all'acqua alta devastante?

È riuscito ad allontanare da Venezia i turisti. Ancora prima del coronavirus. I campi e le calli erano già vuoti, merito della capacità di comunicazione di Brugnaro che aveva veicolato al mondo una Venezia inondata e travolta dalle acque.


Adesso ci risiamo. Ancora una volta l'unico salvatore che sfrutta il malessere delle categorie e della gente.

Riuscirà ancora una volta, per risultare l’unico salvatore, a mandare a fondo Venezia agli occhi dell'Italia e del mondo?

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