Da più parti, assieme alla riflessione sulla necessaria modifica del modello di gestione della città e della sua economia, pare consolidarsi una idea generalizzata di qualità.
Qualità urbana, qualità dell’occupazione, qualità del turismo, qualità ambientale. Insomma: qualità della vita a Venezia.
Fino a ieri non era affatto scontato. Il concetto di quantità dominava convintamente l’economia, l’amministrazione e la vita urbana. Il flusso travolgente del turismo globale e della narrazione bulimica che lo accompagnava giustificava tutto. Ostracismo a chi diceva il contrario.
La globalizzazione ha mostrato i suoi limiti, e certo ancora non tutti. Ma va preso atto che il cambiamento è in corso e il futuro che sarà dovrà essere frutto di un progetto e non di un'opportunistica accettazione di quel che accade.
I grandi cambiamenti avvengono dopo le crisi, quando un ciclo si interrompe e si impongono nuove strategie. Siamo di fronte alla crisi di un modello globale, di cui il turismo è un'espressione eclatante, che ha la sua ragione ultima comunque nei fattori ambientali e nell'uso esasperato delle risorse.
Qualità si coniuga dunque con ambiente, che, declinato a scala urbana e lagunare, impatta su aria, acqua, moto ondoso, rumore e sovraffollamento. Quest’ultimo impraticabile col distanziamento interpersonale su cui nessuno oggi può discutere. Grazie al cielo, potremmo dire, qualità si coniuga anche con tecnologia, know how, formazione permanente, digitalizzazione e quant’altro si è improvvisamente e rapidamente imposto in queste settimane di forzata clausura. È solo l’inizio, una finestra che si è aperta sul futuro, quello possibile quanto necessario, ma è la strada.
La sostenibilità, il verde, la gentilezza di cui parla Fabio Moretti, Presidente dell'Accademia di Belle Arti, sono concetti-chiave in quel percorso che guarda e porta al futuro, a partire già da oggi.
댓글