Alla luce dei sondaggi da lui stesso commissionati che quotano al 30% l’intenzione di esprimersi dei Veneziani al referendum sulla separazione, il sindaco Brugnaro proclama il “silenzio elettorale”. Lui si è già espresso subito: astensione! Ora i suoi sondaggi gli danno, guarda caso, ragione. Dunque è il momento di tacere, per tutti gli altri, quelli eletti democraticamente. Va di moda di questi tempi che chi esercita il potere criminalizzi chi la pensa diversamente. E’ il sovranismo in versione municipale che tanto affascina il desiderio dell’uomo solo al comando. Il concetto di democrazia dell’obbedienza, il fastidio per le spiegazioni, il rigetto della dialettica democratica, specie nelle sue forme dirette come il referendum. È un percorso già intrapreso di riduzione della vita democratica cittadina. E’ un percorso già segnato, che serve a chi ha bisogno del silenzio dei più per mantenersi in sella. Ed è qui lo sbaglio. Venezia è città profondamente democratica e oggi ha l’occasione per riscoprirlo con la forza della partecipazione esprimendosi con un referendum che, a differenza del passato, contiene un accresciuto e diffuso disagio sociale di una intera città dove si pongono al centro gli affari e al margine i cittadini. Dunque via libera al confronto di idee e di informazioni da parte di chi le ha e di chi le richiede. Si cominci dagli eletti nelle varie istituzioni che della vita istituzionale sono la espressione più diretta e meglio informata. Per dare il buon esempio, la conferenza dei capigruppo della Municipalità di Venezia ha individuato la data del 29 ottobre per convocare un’assemblea cittadina in Sala San Leonardo per far conoscere i contenuti del quesito referendario. Ai cittadini l’invito di intervenire per informarsi, per esprimersi e poi decidere secondo coscienza come votare il primo dicembre sul tema della separazione.
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