A corto di argomenti e ancor più di idee il sindaco, da tempo silente, rispolvera quelli che crede i suoi cavalli di battaglia che, assieme ai cavilli della tassa di sbarco, rappresentano la sua politica del turismo a Venezia. Nel vuoto degli arrivi ripropone le misure pensate per l’overturismo. Filtrare gli arrivi per assicurarsi che tutti paghino, col ricavato pagare i controllori dei ticket agli ingressi, come a suo tempo annunciato. Per il resto bastano e avanzano i nuovi alberghi, sia quelli di Mestre, desolatamente vuoti, che quelli nuovi di cui si parla, a Mestre come al Tronchetto.
Come prima, per il momento, in attesa del più di prima. Ma a chi è rivolto il messaggio nel pieno della seconda dolorosa pandemia? A rassicurare quanti dalla monocultura turistica sono stati travolti e sperano solo nel ritorno del grande numero cui erano rivolti molti dei servizi ora in sofferenza.
In mancanza di qualsiasi certezza si tratta di parole destinate solo a tener fede alla promessa elettorale per il rinnovato incarico. Ma non è la quantità quel che serve al turismo veneziano, piuttosto un rilancio della qualità della offerta ad una platea di visitatori indotti a soggiorni più lunghi, con maggior capacità di spesa da distribuire tra i produttori di nuovi e più qualificati servizi rispetto al mordi e fuggi cui abbiamo assistito. Ed è quello di cui non si parla.
Franco Migliorini
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