L' accesso agli atti svela che ARTEA è ancora in campo e punta all'apertura di un residence già nel 2026
Non c’è pace per le famiglie di San Pietro di Castello. E quello che continua a stupire è la tenacia con cui l’Amministrazione rende una situazione delicata sempre più difficile e dolorosa per chi la vive sulla propria pelle. Eravamo rimasti, circa un anno fa, con l’esito di una commissione che prendeva in esame la petizione presentata dai cittadini a tutela della residenza e che aveva dato un risultato importante e rassicurante.
Da un lato una maggioranza trasversale aveva bocciato la delibera di valorizzazione dell’area, proprio perché comportava la cacciata dal compendio degli abitanti, (in particolare il gruppo Lega con la voce di Giovanni Giusto aveva dichiarato di essere contro l’espulsione delle famiglie e quindi contrario alla delibera), dall’altra il Demanio si dichiarava disposto a stilare un contratto per le famiglie, visto che dal Comune non aveva più avuto notizie relative alla valorizzazione dell’area.
Proprio in quella seduta l’assessore Mar aveva più volte ripetuto che al progetto mancava ancora il piano di fattibilità economica finanziaria. L’accesso agli atti, che abbiamo depositato per conoscere a che punto ci troviamo, ha rivelato che la società ARTEA presentava il Piano economico-finanziario del progetto per la “valorizzazione dell’ex caserma Sanguineti e di Sant’Anna" esattamente 4 giorni dopo (e già questo è un dato sicuramente singolare), la commissione con l’audizione del Direttore Regionale del Demanio.
Nel piano si prevede, come da accordi tra Amministrazione Comunale e ARTEA, lo sgombero delle famiglie residenti per permettere alla società francese di operare in tutta tranquillità e in grande rapidità; infatti l’obiettivo, indicato nel piano, è di aprire l’attività del residence già nel 2026. Per un anno, quindi, le famiglie sono state tenute all’oscuro di quanto sul loro destino si stava decidendo. Trattative ed accordi tra Comune e società francese ARTEA, portati avanti nel silenzio, hanno mostrato totale indifferenza e disinteresse nei confronti dei residenti che vivono nelle case da decenni. Difficile non notare che a firmare il progetto di fattibilità economica è l’architetto Giovanna Mar, che, si legge, “ha redatto la proposta progettuale di trasformazione dell’ex Caserma Sanguineti e della Chiesa di Sant’Anna”.
Per entrare nei dettagli dell’accordo che ARTEA presenta su “invito” specifico del Comune si parla di una concessione del bene ad ARTEA per la durata di 70 anni. Come già detto si ribadisce che “come ampiamente dibattuto e convenuto in fase di confronto preparatorio” tra Comune e ARTEA che “l’Amministrazione Comunale deve garantire che il sito sia reso libero dalla presenza di inquilini”.
Si precisa che l’obiettivo è quello di dare avvio all’attività ricettiva nel corso del 2026, in modo che la piena operatività si raggiunga nel 2029. Come canone di locazione ARTEA pagherebbe al Comune 70.000 euro all’anno per la Sanguineti, e 5.000 euro all’anno per l’ex Monastero di Sant’Anna, una misera “mancia” per complessi di tale valore storico-architettonico e archeologico.
Si parla di ospitalità di alto livello e di turismo d’impresa con SPA ed altri servizi di lusso: “si verrà in questo luogo per ricaricare le batterie”. Espressione un po’ stridente pensando alla situazione che vivono le famiglie oggi residenti che dovrebbero lasciare le loro case per far spazio a chi deve “ricaricarsi le batterie”.
Si legge anche: “l’obiettivo globale, coniuga gli interessi commerciali dell’operatore con quelli sociali, di integrazione e culturali propri dell’Amministrazione concedente”. Suona un po’ da presa in giro: quali sarebbero questi interessi sociali, di integrazione e culturali dell’Amministrazione?
Giovanni Andrea Martini
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