Dopo la marea, di acqua, che viene dal mare, e quella di turisti, che arriva da terra, ora dal cielo arriva una valanga, stavolta di dati. In tema di sperimentazione a Venezia non ci facciamo mancare nulla.
Si conclude così la spasmodica ricerca di dati, sui turisti, che la giunta uscente da cinque anni con accanimento inseguiva, mentre i veneziani erano in trepida attesa. Arriveranno o no questi dati? Cero che sì, ma quando? Alla vigilia delle #elezioni. Finalmente, che liberazione!
Ora sui turisti sapremo tutto, ma per fare che? Per contarli. Ma già lo sappiamo che sono troppi. Non è vero, basta instradarli in zone meno affollate. I primi, più fortunati, arriveranno a San Marco, che ad un certo punto chiuderà i battenti. Pazienza, c’è sempre Rialto, Accademia, Zattere, e più in là Castello, Sant’Elena, Fondamente Nove, Santa Marta, e via saturando.
Che non rimanga un interstizio libero. Come nelle centinaia di alberghi e B&B.
Non è lo spazio che manca a Venezia ma l’organizzazione. E ora che abbiamo assessori-manager leader nella ricerca e innovazione potremo finalmente dire: venite, c’è ancor più posto per tutti, ve lo garantiamo noi.
Ma per quanto inconsapevoli siano gli escursionisti monitorati a milioni, pensano proprio di manovrarli come un branco di pecore in attesa di tosatura?
In questa ossessione per la crescita quantitativa che stravolge il #turismo veneziano, nelle menti di costoro non scatta mai il lampo del dubbio. Ma è con le tecnologie stradali che si pensa di gestire il turismo urbano?
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