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Un’attesa molto pericolosa

Altri quindici giorni per capire come scegliere il candidato e lavorare ancora sui programmi. Questo è quanto deciso dal tavolo politico e civico organizzato ieri dal Pd. E arriviamo a febbraio. E non si è deciso ancora nulla.

Le elezioni sono tra tre mesi.

L’impressione è che non si voglia proprio decidere.

Abbiamo cercato in tutti i modi di far capire che occorre decidere e che non si può più lasciare campo libero all’attuale sindaco.

Arrivare a febbraio senza aver deciso nulla significa che per decidere un nome “a tavolino” si arriva a marzo e per organizzare le primarie si arriva a ridosso della data elettorale e allora sì diventano veramente fratricide. Non c’è proprio più tempo.

Significa non incontrare la gente, non attivare le persone.

I 100 tavoli del Pd, i tavoli di un’altra Città Possibile, i tavoli estivi di Giovanni Pelizzato. Tutte bellissime iniziative per individuare spunti programmatici e inquadrare aspetti sempre più specifici. Ma a cosa serve un lavoro così capillare se la prima cosa cui puntare è rovesciare l’attuale amministrazione?

A cosa serve lavorare ai programmi per arrivare ad una faticosa sintesi in cui tutti rinunciano a qualcosa per presentarsi agli elettori uniti sì, ma impoveriti di temi importanti e, a volte, espressioni di interi mondi, di interi ambiti?

L’esempio tra tutti più evidente è quello relativo alla laguna e alle navi.

Come si può trovare una sintesi tra chi vuole le navi a Marghera e chi le vuole fuori dalla laguna? Che sintesi ci può essere tra chi vuole scavare canali che alterano l’equilibrio lagunare e chi non li vuole? E sul Mose come si può trovare una via di mezzo tra chi ritiene che sia necessario un serio ripensamento e chi ritiene che vada finito ad ogni costo (anche se poi a nulla servirà)?

Una coalizione di questo tipo quale appeal può avere per un elettorato stanco di troppe parole e ormai attento solo a slogan e a parole chiave?

Non possiamo servire a Brugnaro la vittoria su un piatto d’argento. Che senso ha passare altri quindici giorni a lavorare su programmi quando l’avversario sta regalando palloncini persona per persona e garantendo soluzioni, anche le più incredibili, per conquistare voti?

Noi riteniamo di aver la coscienza a posto. Abbiamo fatto di tutto per accelerare i tempi, per arrivare preparati, per non dare spazio e tempo a Brugnaro.

Una grande coalizione finirebbe per avere numeri piccoli e, costruita attraverso la limatura dei diversi programmi, alzerebbe ancora la percentuale delle astensioni.

E noi abbiamo bisogno di voti come l’ossigeno. Non possiamo permettere che le persone decidano di non andare a votare. Significa regalare a Brugnaro il 51%.

È tristemente e assolutamente matematico.

Occorre assolutamente procedere con un fronte politico e con un fronte civico. E i due fronti possono essere anche frazionati in più partiti e in più liste civiche.

La cosa importante è il risultato finale. Solo con questo secondo scenario possiamo riuscire a raggranellare quel tot di voti che ci permetterà di non far arrivare Brugnaro al 51% e ci consentirà di arrivare al secondo turno più forti e con buone chances di vincere.

Noi continuiamo a lavorare per raggiungere questo obiettivo.

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