Ottobre 2015. Un Brugnaro da pochi mesi insediato a Ca' Farsetti proponeva la vendita all'asta, per far cassa, di opere d'arte pubbliche "non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città". Di un'opera si trattava, nello specifico: Giuditta II di Klimt. La città giustamente insorse, e non se ne fece nulla. Ora uno Sgarbi non si sa bene come e quanto retribuito, vorrebbe trasformare addirittura detta opera nel fulcro di uno dei grandi eventi invocati dal primo cittadino per risollevare le sorti di Venezia. Amara ironia all'interno di uno scenario assai preoccupante.
Brugnaro continua a parlare di grandi eventi che si concentrerebbero in pochi giorni e nei classici luoghi: bacino san Marco, Biennale, Canal Grande. Sembra non conoscere proprio Venezia, nella sua conformazione fisica, nel suo impianto urbanistico. Se tutti si ammassano a San Marco, come si possono garantire il distanziamento e le vie di fuga?
Ma poi: grandi concerti, grandi mostre, grandi nomi (brand a sostegno di un brand). Tutto grande, sempre più grande, come se la città non ne avesse avuto abbastanza, finora, di gigantismo.
Dovremmo invece pensare ad attività decentrate, alla cultura diffusa in tutto il territorio del Comune di Venezia, e farlo mettendo in campo le eccellenze che abbiamo in città, le competenze, le professionalità non mancano e meritano anzi finalmente di diventare protagoniste.
Solo così si possono garantire lavoro, sicurezza e attenzione per le necessità dei cittadini.
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