Due chiari orientamenti contrapposti a confronto in occasione della ricognizione dei commissari #Unesco a #Venezia.
Da un lato la sensibilità ambientalista espressa da Venezia con solide radici culturali e un radicato consenso sociale che nasce dalla materiale consapevolezza dei rischi che corre la città sul piano turistico e ambientale.
Dall’altro la spiccata propensione a fare di città e laguna un business in continua crescita in sintonia col turismo mondiale, numeri sempre maggiori come si addice ad un’attività industriale di successo. A capo di questa corrente il sindaco Brugnaro nella sua duplice veste di amministratore pubblico e di tessitore di disegni imprenditoriali tutti ricollegati al turismo. Interprete di una Venezia vista da fuori. Bene di mercato.
Due ricette opposte a confronto con in mezzo un quadro di risorse, economiche e normative, che possono essere piegate secondo la propensione di chi detiene le leve del potere amministrativo.
Per il crocierismo, oggi questo significa sfruttare al massimo la posizione acquisita dalla VTP in laguna fino al punto di dettare il calendario dei passaggi nave secondo i desiderata delle multinazionali del mare. In parallelo, il sovraccarico alberghiero di terraferma continua a proliferare alberghi nel nuovo distretto di Mestre, con un’overdose di letti destinati ai nuovi “escursionisti interni”. Una creatura tutta del sindaco Brugnaro e del suo circuito imprenditoriale.
Palese, da parte degli interessi, l’indifferenza alla capacità di carico di una città che ha già superato tutti i limiti di capienza, cui ora vengono somministrate due nuove ricette: la tariffa d’ingresso e la custodia in guardina di chi viola le regole nella città spettacolo. In pratica, la consegna del nuovo ordine del sindaco sceriffo, con evidenti reminiscenze di letture giovanili.
Di fatto anche un test di democrazia urbana in cui sono i processi di rendita immobiliare del turismo, promossi da soggetti esterni, a filtrare le decisioni di governo della città.
Quello che si presenta agli ispettori Unesco è un quadro non difficile da interpretare, che già alla riunione di Baku del luglio 2019 era evidente. Ma in quella sede la diplomazia culturale del Ministero degli esteri italiano, succube degli interessi, aveva imposto la sordina sulla procedura di rischio per Venezia.
Oggi ha la possibilità di cancellare quella pagina di disonore.
Comments